Great Highland Bagpipe
Strumento musicale Scozzese
La Great Highland Bagpipe o cornamusa scozzese è uno strumento musicale che appartiene alla famiglia degli aerofoni a serbatoio (o a sacco) come la müsa, la piva, il baghèt dell’Italia settentrionale, le launeddas della Sardegna e la zampogna dell’Italia centro-meridionale (dalle quali differisce per estensione musicale, tono, volume e tecnica).
Tyrone Heade – Great Highland Bagpipe Medley
La cornamusa, come la conosciamo oggi, è uno strumento introdotto in Scozia molto recentemente, intorno al XVII secolo, ‘600. Gli Scozzesi apportarono delle modifiche allo strumento fino a trasformarlo nell’attuale Highland bagpipe, la possente cornamusa scozzese.
Com’è fatta la Cornamusa Scozzese
Si compone di un “bag” o sacca, originariamente in pelle ma oggi sempre più spesso in materiale sintetico, cui sono collegati un “blowpipe” o insufflatore e quattro canne musicali.
L’insufflatore è essenzialmente un tubo dotato di una valvola di non ritorno alla base, in cui il suonatore soffia per riempire la sacca. Una volta generata all’interno di quest’ultima una pressione adeguata, lo strumento inizia a suonare. La pressione viene controllata dal suonatore nel corso di una esecuzione bilanciando l’aria immessa attraverso l’insufflatore e l’aria che esce attraverso le canne musicali tramite l’azione di controllo svolta dall’avambraccio che avvolge la sacca.
Tre delle canne musicali, i “drones” o bordoni, emettono una nota fissa che forma un tappeto sonoro per tutta la durata di una esecuzione. La quarta è il “chanter” o canna del canto che consente di eseguire la melodia. Il chanter ha una estensione di una ottava completa più una nota al di sotto
I bordoni, l’insufflatore e il chanter sono collegati alla sacca tramite gli “stocks“, elementi fissati alla sacca stessa mediante strette legature ed in cui i vari elementi trovano alloggiamento mediante semplice infilo.
Gli stessi bordoni sono composti in più sezioni, che vengono assemblate l’una nell’altra ad infilo.
Bagpipes Starter Kit – Great Highland Bagpipe
Stocks, chanter e bordoni sono tradizionalmente in legno. L’essenza più comunemente utilizzato è l’African Blackwood, denominazione commerciale utilizzata in liuteria per indicare la Dalbergya melanoxylon (o Mpingo), un tipo di legno africano della famiglia dell’ebano dalla particolari caratteristiche di resistenza, durezza, musicalità e stabilità.
Lo strumento viene completato da quattro ance. Tre sono di tipo semplice, di forma cilindrica e si trovano nei bordoni. Una è di tipo doppio, di forma a becco d’anatra (simile a quella di un oboe) e si trova nel chanter.
Tradizionalmente, le ance venivano tutte realizzate in canna del tipo “arundo donax”. Negli ultimi trent’anni le ance dei bordoni sono state quasi totalmente soppiantate da ance sintetiche.
Oltre agli elementi sopra descritti, che sono quelli minimi indispensabili per avere uno strumento completo e funzionante, negli ultimi anni si sono diffusi molti sistemi accessori da montare all’interno della sacca, la cui funzione è quella di migliorare l’efficienza e la funzionalità dello strumento. Si va da valvole di non-ritorno più complesse, a trappole per l’umidità, fino a complicati complessi di gestione della condensa composti da sistemi articolati di tubi in cui l’aria viene convogliata prima di arrivare alle ance e serbatoi contenenti cristalli di gel di silicio in grado di assorbire l’umidità.
La GHB è caratterizzata da un chanter in grado di eseguire una scala di tipo misolidio di una ottava completa più una nota al di sotto dell’ottava (settimo grado inferiore), coprendo quindi un’estensione da Sol al La dell’ottava successiva. La nota tonica è il Re.
Tecnica e diteggiatura
Le dita si posizionano sul chanter secondo un sistema a diteggiatura chiusa. L’esecuzione corretta della scala rappresenta solo una parte del fingering (lavoro di diteggiatura) che il suonatore deve conoscere: la particolarità di questo strumento, infatti, è un sistema ricchissimo di ornamentazione che si ottiene mediante rapidissime aperture e chiusure aggiuntive di fori tra una nota e l’altra della melodia per ottenere numerose e brevissime acciaccature, le cosiddette gracenote, che non modificano la durata delle battute da spartito. Per ottenere risultati corretti e puliti degli abbellimenti, l’esecutore deve allenare costantemente le dita in maniera da avere la giusta forza e indipendenza di movimento tra le singole.